Il territorio dell’alto casertano è uno scrigno che contiene tesori preziosi, perle naturalistiche di una bellezza rara, dove l’uomo è ancora ospite e non padrone. Ancora poco battuto dai grandi flussi turistici, se adeguatamente pubblicizzato potrebbe rappresentare la chiave di volta per risollevare la parabola discendente dell’economia casertana, per due ragioni sostanziali: le tante bellezze naturalistiche e paesaggistiche, ma soprattutto la volontà di un manipolo di produttori che ha deciso di fare sinergia (storicamente uno dei punti deboli dell’imprenditoria meridionale). Lo stanno facendo rispolverando una tradizione enogastronomia d’alto profilo, che, oltretutto, ultimamente sta inanellando una serie di riconoscimenti che premiano l’attenzione alle tradizioni locali unita alla ferma volontà di rilanciare prodotti autoctoni d’indubbia qualità, su tutti:
Il Conciato Romano prodotto a Castel di Sasso (considerato uno dei luoghi del gusto italiani per eccellenza) che secondo Slow Food è “il più antico formaggio italiano che, a dispetto del nome, risale addirittura alla civiltà sannitica”.
Il maialino nero casertano, razza tipica dell’alto casertano, quasi estinto perché si riteneva che considerata l’alta percentuale di grasso allevarlo fosse poco remunerativo, salvo quando un’intuizione geniale di un allevatore ha rilanciato il consumo delle sue carni pregiate sempre più apprezzate per il sapore e la malleabilità.
La mozzarella di bufala e i prodotti bufalini in generale, per quanto l’oro bianco sia più associato, come prodotto all’agro-aversano, ultimamente si stanno distinguendo non pochi allevamenti dell’alto casertano.
L’olio d’oliva, l’alto casertano ha da sempre prodotto un ottimo olio d’oliva extravergine, a dimostrazione della sua qualità il prestigioso riconoscimento dell’olio extravergine prodotto dall’azienda agricola «Monte della Torre» di Francolise, giudicato da una giuria di esperti internazionali come il migliore in assoluto dell’ultima annata tra i 425 oli in gara premiato, alla XIX edizione del Premio Internazionale Biol 2014.
I vini come il Casavecchia e il Pallagrello, tipici dei comuni del Monte Maggiore stanno riscuotendo sempre più consensi, particolarmente apprezzati nel circuito slow-food, riscoperti e valorizzati dalle nuove generazioni, tanto da diventare fra i vini più ricercati, in pochi anni si sono affermati come prodotti d’alta qualità, sul panorama enologico nazionale. Il comune di Pontelatone dal 2014 è “città del vino Casavecchia”, con un appuntamento che sin dall’anno scorso ha registrato un pieno di consensi: “Il Casavecchia Wine Festival”. L’area del Monte Maggiore, inoltre, può offrire piacevoli sorprese, oltre al superbo paesaggio offerto da madre natura, anche dal punto di vista archeologico, con il sito archeologico di Trebula, tutto da scoprire