Racconti a sfondo sociale immateriale
Un racconto che a nostro parere esemplifica al meglio il giudizio al quale spesso è sottoposto a chi si propone di fare un qualcosa per la comunità senza secondi fini
𝐈𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐚𝐝𝐢𝐧𝐨, 𝐢𝐥 𝐟𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐞 𝐥’𝐚𝐬𝐢𝐧𝐨 (𝐄𝐬𝐨𝐩𝐨, 𝐜𝐚 𝟔𝟐𝟎 𝐚.𝐂. – 𝐜𝐚 𝟓𝟔𝟎 𝐚.𝐂.)
𝑈𝑛 𝑣𝑒𝑐𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑓𝑎𝑐𝑒𝑣𝑎 𝑖𝑙 𝑐𝑎𝑚𝑚𝑖𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑖𝑛𝑒𝑡𝑡𝑜. 𝐼𝑙 𝑝𝑎𝑑𝑟𝑒 𝑒 𝑖𝑙 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑢𝑛 𝑢𝑛𝑖𝑐𝑜 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑎𝑠𝑖𝑛𝑒𝑙𝑙𝑜: 𝑎 𝑡𝑢𝑟𝑛𝑜 𝑣𝑒𝑛𝑖𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑡𝑖 𝑑𝑎𝑙𝑙’𝑎𝑠𝑖𝑛𝑜 𝑒𝑑 𝑎𝑙𝑙𝑒𝑣𝑖𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑙𝑎 𝑓𝑎𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑐𝑜𝑟𝑠𝑜.
𝑀𝑒𝑛𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑝𝑎𝑑𝑟𝑒 𝑣𝑒𝑛𝑖𝑣𝑎 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑒 𝑖𝑙 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑝𝑟𝑜𝑐𝑒𝑑𝑒𝑣𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑖 𝑠𝑢𝑜𝑖 𝑝𝑖𝑒𝑑𝑖, 𝑖 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑙𝑖 𝑠𝑐ℎ𝑒𝑟𝑛𝑖𝑣𝑎𝑛𝑜: “𝐸𝑐𝑐𝑜,” 𝑑𝑖𝑐𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 “𝑢𝑛 𝑣𝑒𝑐𝑐ℎ𝑖𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑚𝑜𝑟𝑖𝑏𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑒 𝑖𝑛𝑢𝑡𝑖𝑙𝑒, 𝑚𝑒𝑛𝑡𝑟𝑒 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑎 𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑠𝑎𝑙𝑢𝑡𝑒, 𝑓𝑎 𝑎𝑚𝑚𝑎𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑢𝑛 𝑏𝑒𝑙 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑖𝑛𝑒𝑡𝑡𝑜”.
𝐼𝑙 𝑣𝑒𝑐𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑠𝑎𝑙𝑡𝑜’ 𝑔𝑖𝑢’ 𝑒 𝑓𝑒𝑐𝑒 𝑠𝑎𝑙𝑖𝑟𝑒 𝑎𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑝𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜, 𝑠𝑢𝑜 𝑚𝑎𝑙𝑔𝑟𝑎𝑑𝑜. 𝐿𝑎 𝑓𝑜𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑣𝑖𝑎𝑛𝑑𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑏𝑜𝑟𝑏𝑜𝑡𝑡𝑜’: “𝐸𝑐𝑐𝑜, 𝑢𝑛 𝑔𝑖𝑜𝑣𝑖𝑛𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑝𝑖𝑔𝑟𝑜 𝑒 𝑠𝑎𝑛𝑖𝑠𝑠𝑖𝑚𝑜, 𝑚𝑒𝑛𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑛𝑑𝑢𝑙𝑔𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑝𝑖𝑔𝑟𝑖𝑧𝑖𝑎, 𝑎𝑚𝑚𝑎𝑧𝑧𝑎 𝑖𝑙 𝑝𝑎𝑑𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑐𝑟𝑒𝑝𝑖𝑡𝑜”.
𝐸𝑔𝑙𝑖, 𝑣𝑖𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑒𝑟𝑔𝑜𝑔𝑛𝑎, 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑖𝑛𝑔𝑒 𝑖𝑙 𝑝𝑎𝑑𝑟𝑒 𝑎 𝑠𝑎𝑙𝑖𝑟𝑒 𝑠𝑢𝑙𝑙’𝑎𝑠𝑖𝑛𝑜. 𝐶𝑜𝑠𝑖̀ 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑡𝑖 𝑒𝑛𝑡𝑟𝑎𝑚𝑏𝑖 𝑑𝑎𝑙𝑙’𝑢𝑛𝑖𝑐𝑜 𝑞𝑢𝑎𝑑𝑟𝑢𝑝𝑒𝑑𝑒: 𝑖𝑙 𝑏𝑜𝑟𝑏𝑜𝑡𝑡𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑒 𝑙’𝑖𝑛𝑑𝑖𝑔𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑠𝑖 𝑎𝑐𝑐𝑟𝑒𝑠𝑐𝑒, 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑢𝑛 𝑢𝑛𝑖𝑐𝑜 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑎𝑛𝑖𝑚𝑎𝑙𝑒 𝑒𝑟𝑎 𝑚𝑜𝑛𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑑𝑢𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒.
𝐴𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑝𝑎𝑑𝑟𝑒 𝑒 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑠𝑐𝑒𝑛𝑑𝑜𝑛𝑜 𝑒 𝑝𝑟𝑜𝑐𝑒𝑑𝑜𝑛𝑜 𝑎 𝑝𝑖𝑒𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑙’𝑎𝑠𝑖𝑛𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑜. 𝐴𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎 𝑠𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑙𝑜 𝑠𝑐ℎ𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑒 𝑖𝑙 𝑟𝑖𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖: “𝐷𝑢𝑒 𝑎𝑠𝑖𝑛𝑖, 𝑚𝑒𝑛𝑡𝑟𝑒 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑢𝑛𝑜, 𝑛𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑎𝑟𝑚𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑠𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑖”.
𝐴𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎 𝑖𝑙 𝑝𝑎𝑑𝑟𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒: “𝑉𝑒𝑑𝑖 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜: 𝑛𝑢𝑙𝑙𝑎 𝑒’ 𝑎𝑝𝑝𝑟𝑜𝑣𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖; 𝑜𝑟𝑎 𝑟𝑖𝑡𝑜𝑟𝑛𝑒𝑟𝑒𝑚𝑜 𝑎𝑙 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑣𝑒𝑐𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑚𝑜𝑑𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑟𝑐𝑖”.
La favola di Esopo è un capolavoro di semplicità e saggezza. Racchiude un insegnamento universale: non si può accontentare tutti, ed è meglio agire seguendo il proprio giudizio anziché preoccuparsi troppo delle opinioni altrui. La narrazione è lineare e gli episodi si susseguono con una logica chiara, rendendo il messaggio facilmente comprensibile.
L’aspetto più interessante è che le critiche cambiano continuamente, indipendentemente dalle scelte dei protagonisti, a sottolineare la volatilità e l’incoerenza dei giudizi altrui. Questo rende la favola attuale e applicabile a qualsiasi contesto, sia personale che sociale.
Trovo che sia un testo ricco di valore educativo, ideale per riflettere su come spesso le persone siano troppo influenzate dalle aspettative esterne.
Un’altra considerazione interessante riguarda il ruolo della percezione sociale e il peso delle aspettative collettive. La favola mostra come i giudizi degli altri siano spesso superficiali, contraddittori e influenzati più dal desiderio di criticare che da una reale preoccupazione per il giusto o lo sbagliato.
Inoltre, la storia mette in evidenza una dinamica psicologica comune: l’insicurezza che spinge le persone a cambiare comportamento per paura del giudizio altrui. Padre e figlio, infatti, oscillano tra diverse scelte, tentando di adattarsi alle critiche che ricevono, ma finiscono per non trovare mai pace. Questo riflette un comportamento umano universale: la ricerca di approvazione che può portare all’insoddisfazione e al disorientamento.
Infine, si può leggere anche come un’ode alla moderazione e all’autonomia di pensiero. Esopo sembra suggerire che non esista una scelta perfetta che accontenti tutti, ma piuttosto una strada personale che deve essere percorsa con consapevolezza e senza farsi condizionare eccessivamente dagli altri. Questo concetto è essenziale anche oggi, in un mondo in cui i social media amplificano il peso delle opinioni e dei giudizi esterni.