San Prisco rappresenta, nella panoramica della provincia casertana, una realtà dinamica, la sua posizione strategica, unita a molti servizi essenziali a portata di mano, ad una relativa tranquillità, a prezzi delle case accessibili lo rendono un posto appetibile dove vivere. Tutto ciò ha comportato, dagli anni 90’ ad oggi, una crescita imponente della popolazione associata ad una parallela cementificazione. Di conseguenza, la natura prevalentemente agricola del paese è stata messa in discussione, relegata in secondo piano rispetto all’edilizia che diventava l’attività principale nel paese, ma il colpo che più danni ha fatto alle attività agricole, una volta fonte primaria di reddito, sono stati gli sversamenti di rifiuti di ogni genere, da quelli ingombranti all’amianto, che si sono verificati con regolarità, specie negli ultimi anni, in particolare nelle zone periferiche, specie sul monte tifata e la zona della ex cava Statuto, con il risultato di un significativo inquinamento del territorio, una volta puro e incontaminato. Negli ultimi anni gli sversamenti avvengono con una continuità tale da far emergere l’ipotesi di un preciso disegno criminale, questa tesi sembra avvalorata da alcuni incendi, avvenuti nella scorsa estate, che hanno avuto una evoluzione quantomeno sospetta. L’insieme di questi elementi deve far riflettere se sia possibile ancora associare San Prisco alla definizione di “ Campania felix ” piuttosto che alla tristemente nota “Terra dei fuochi “, i cui confini si stanno espandendo a macchia d’olio anche nel territorio di Terra di Lavoro. La seconda associazione, probabilmente, farà indignare la maggioranza dei samprischesi che al massimo la intenderanno come pura provocazione, inoltre, una corrente di pensiero non minoritaria nella popolazione ritiene che gli sversamenti siano il risultato delle azioni di pochi incivili;l’invito non può che essere quello di alzare la soglia di attenzione di fronte a questi fenomeni e pretendere che, non solo le istituzioni cittadine facciano la loro parte, ma che si crei una sinergia fra volontariato, istituzioni e cittadinanza attiva atta ad eliminare il fenomeno degli sversamenti sia che essi siano frutto di una attività criminale o dell’inciviltà di pochi.
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