Le Janare sono figure affascinanti del folklore campano, associate spesso alle streghe. Non tutti sanno che le Janare nei racconti popolari delle nostre zone nel passato si raccontava che popolassero anche i boschi del Monte Tifata (sarà per la presenza del l’allora tempio di Diana Tifatina?Certo che sì perché Janara deriva da Dianara, ovvero sacerdotessa di Diana).
Erano temute perché si pensava che potessero entrare nelle case attraverso le fessure delle porte e immobilizzare i dormienti con un peso sul petto, dando luogo al fenomeno conosciuto come la “paralisi del sonno”.
Nei racconti dei nostri avi molte volte c’erano testimonianze (ovviamente frutto di suggestione o voglia di alimentare la leggenda) di persone che uscite dalla paralisi avevano acciuffato le streghe per i capelli, modalità che garantiva la fuga delle Janare.
Per proteggersi dalle loro temute incursioni domestiche, di conseguenza, si posizionavano da scope o sacchi pieni di sale vicino alle porte. Questo perché la tradizione popolare tramandava l’obbligo per le streghe di essere costrette a contare ogni filo della scopa o ogni granello di sale, prima di poter entrare. In certi casi si pensava anche che queste streghe potessero tramutarsi soprattutto di giorno in animali domestici, in particolare gatti. Nel merito, ho sentito spesso raccontare a un mio conoscente, oggi sulla sessantina, che il padre riportava spesso un episodio che era successo in casa sua, una tipica casa di corte, allorquando nella sua famiglia i fatti raccontati davanti al camino, diventavano spesso di dominio pubblico.
Ebbene, il capofamiglia non si riusciva a spiegare come certe notizie passassero facilmente di casa in casa, fino a quando, in seguito ad una intuizione, con un ferro rigirato nel calore del camino provocó una cicatrice sul musetto di una gatta che si posizionava sempre nei pressi del camino a ristorarsi al caldo. Il giorno dopo incontrò una vicina di casa con una cicatrice vicino al labbro, l’uomo chiese subito alla donna “Commare come vi siete fatta questa brutta ferita?”. La donna non rispose ma ricambiò con uno sguardo pieno di rancore.
Ovviamente, quanto riportato è da prendere come un retaggio di tempi in cui l’aspetto misterioso delle cose e il tramandarsi di leggende metropolitane andava ancora per la maggiore
