Il 𝐂𝐚𝐬𝐢𝐧𝐨 𝐕𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐞𝐥𝐯𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞, rappresenta il primo nucleo insediativo di quello che diventerà il quartiere borbonico della 𝐕𝐚𝐜𝐜𝐡𝐞𝐫𝐢𝐚. Questa zona, oggi frazione del Comune di Caserta si innesta sulle preesistenze di un antico insediamento romano e deve il suo nome alla funzione assegnatale da Re Ferdinando IV di Napoli.

A partire dal 1773, infatti, il sovrano avviò nei pressi dell’allora “casino di caccia” un importante allevamento di bovini provenienti dalla Sardegna, gettando così le basi di un progetto più ampio che avrebbe poi portato alla nascita della vicina area produttiva di 𝐒𝐚𝐧 𝐋𝐞𝐮𝐜𝐢𝐨, dove fu costruito il primo stabilimento manifatturiero, segnando il passaggio da un’economia prevalentemente agricola a una realtà con una forte vocazione proto-industriale.

Per qualche tempo il Casino Vecchio fu anche una delle dimore predilette del Re Ferdinando, che amava trascorrere qui momenti di svago e di gestione delle attività rurali. Ma il destino dell’edificio cambiò radicalmente nel 1778, quando il principe erede al trono, 𝐂𝐚𝐫𝐥𝐨 𝐓𝐢𝐭𝐨, colpito dal vaiolo, morì proprio all’interno di queste stanze. L’evento segnò profondamente la famiglia reale, che decise di abbandonare il Casino Vecchio in favore del Belvedere di San Leucio, già di proprietà dei principi Acquaviva.

Oggi, osservandolo attraverso le foto (scattate il 13/11/2025), il contrasto tra il prestigioso passato e il presente di abbandono è evidente e doloroso. Le eleganti volte decorate, gli archi monumentali, le finestre in stile borbonico, gli antichi lampadari in ferro battuto e i resti delle decorazioni interne raccontano ancora, nonostante tutto, la storia di un luogo di grande fascino. Dall’altura su cui sorge, la struttura regala anche una panoramica straordinaria sul Monte Tifata e sull’intera vallata: un colpo d’occhio unico, che da solo meriterebbe un progetto di valorizzazione.

Tuttavia, il grave stato di degrado in cui versa la struttura non solo compromette l’immagine di un edificio che fu dimora reale, ma rischia, col passare del tempo, di precludere l’accesso e la fruizione di un’area di così notevole interesse storico, paesaggistico e culturale.

E allora la riflessione nasce spontanea:

com’è possibile che un territorio ricco di un patrimonio di così alto valore non riesca a recuperare, tutelare e restituire ai cittadini e ai visitatori un bene tanto importante?

Il Casino Vecchio potrebbe tornare a essere un luogo di cultura, di memoria, di visita e di bellezza. Oggi, invece, resta solo un gigante ferito che attende ancora una possibilità..che forse non arriverà mai