Sui ๐œ๐จ๐ฅ๐ฅ๐ข ๐“๐ข๐Ÿ๐š๐ญ๐ข๐ง๐ข, ancora oggi avvolti da un fascino silenzioso e antico, si tramanda una leggenda che i contadini raccontano da generazioni, seduti davanti al fuoco o camminando tra i filari dโ€™ulivo. Si narra che, nelle notti piรน limpide, quando la luna รจ piena o particolarmente splendente e la luce scivola leggera sui pendii, compaiano piccoli spiriti benevoli con le sembianze di bambini. Non fanno rumore, non spaventano, ma sembrano danzare. Avvolti da una luce bianca e morbida, si posano tra i rami e la terra, come se volessero parlare agli ulivi, accarezzarli, proteggerli.

I vecchi contadini spiegavano che quei fuochi fatui erano segnali: la terra in quei punti custodiva unโ€™energia antica e generosa. Cosรฌ, ogni volta che uno spirito appariva tra le luci della luna, proprio lรฌ, nei giorni immediatamente successivi, veniva piantata una giovane pianta dโ€™ulivo. Non era solo una semina: era un gesto di fiducia, un patto con la terra. Si diceva che ogni ulivo cresciuto in quei luoghi diventasse un guardiano silenzioso, capace di custodire non soltanto frutti, ma anche memorie, sussurri, racconti.

Cosรฌ gli ulivi, radicati profondamente nella terra del Tifata, diventavano ponti tra il visibile e lโ€™invisibile, tra ciรฒ che รจ memoria e ciรฒ che รจ presente. E gli spiritelli benevoli, quei piccoli custodi luminosi, continuavano, secondo la leggenda, a vegliare sugli alberi e su chi, con amore, li coltiva.

รˆ unโ€™immagine dolce e potente: le luci danzanti, gli ulivi secolari e la montagna che respira storie.
๐‘‡๐‘ข๐‘ก๐‘ก๐‘œ ๐‘ ๐‘– ๐‘–๐‘›๐‘ก๐‘Ÿ๐‘’๐‘๐‘๐‘–๐‘Ž, ๐‘”๐‘’๐‘›๐‘’๐‘Ÿ๐‘Ž๐‘›๐‘‘๐‘œ ๐‘ข๐‘› ๐‘Ÿ๐‘Ž๐‘๐‘๐‘œ๐‘›๐‘ก๐‘œ ๐‘โ„Ž๐‘’ ๐‘›๐‘œ๐‘› ๐‘Ž๐‘๐‘๐‘Ž๐‘Ÿ๐‘ก๐‘–๐‘’๐‘›๐‘’ ๐‘ ๐‘œ๐‘™๐‘œ ๐‘Ž๐‘™ ๐‘๐‘Ž๐‘ ๐‘ ๐‘Ž๐‘ก๐‘œ, e che ๐‘Ž๐‘™ ๐‘๐‘Ž๐‘ ๐‘ ๐‘Ž๐‘ก๐‘œ ๐‘’ ๐‘Ž๐‘™๐‘™’๐‘œ๐‘๐‘™๐‘–๐‘œ ๐‘ ๐‘’๐‘š๐‘๐‘Ÿ๐‘Ž๐‘ฃ๐‘Ž ๐‘‘๐‘’๐‘ ๐‘ก๐‘–๐‘›๐‘Ž๐‘ก๐‘œ, ๐‘ ๐‘’ ๐‘›๐‘œ๐‘› ๐‘“๐‘œ๐‘ ๐‘ ๐‘’ ๐‘ ๐‘ก๐‘Ž๐‘ก๐‘œ ๐‘๐‘’๐‘Ÿ ๐‘ข๐‘› ๐‘š๐‘’๐‘ ๐‘ ๐‘Ž๐‘”๐‘”๐‘–๐‘œ ๐‘–๐‘›๐‘ฃ๐‘–๐‘Ž๐‘ก๐‘œ ๐‘ ๐‘’๐‘ก๐‘ก๐‘–๐‘š๐‘Ž๐‘›๐‘’ ๐‘“๐‘Ž ๐‘’ ๐‘๐‘œ๐‘– ๐‘Ž๐‘๐‘๐‘Ÿ๐‘œ๐‘“๐‘œ๐‘›๐‘‘๐‘–๐‘ก๐‘œ, ๐‘๐‘œ๐‘› ๐‘™๐‘Ž ๐‘๐‘œ๐‘™๐‘™๐‘Ž๐‘๐‘œ๐‘Ÿ๐‘Ž๐‘ง๐‘–๐‘œ๐‘›๐‘’ ๐‘‘๐‘– ๐‘๐‘’๐‘Ÿ๐‘ ๐‘œ๐‘›๐‘’ ๐‘ก๐‘Ž๐‘›๐‘ก๐‘œ ๐‘‘๐‘–๐‘ ๐‘๐‘œ๐‘›๐‘–๐‘๐‘–๐‘™๐‘– ๐‘ž๐‘ข๐‘Ž๐‘›๐‘ก๐‘œ ๐‘๐‘Ÿ๐‘–๐‘™๐‘™๐‘Ž๐‘›๐‘ก๐‘– ๐‘’๐‘‘ ๐‘Ž๐‘ก๐‘ก๐‘Ž๐‘๐‘๐‘Ž๐‘ก๐‘’ ๐‘Ž๐‘™๐‘™๐‘’ ๐‘ก๐‘Ÿ๐‘Ž๐‘‘๐‘–๐‘ง๐‘–๐‘œ๐‘›๐‘–