In vista delle festività pasquali è facile prevedere una corsa all’acquisto delle specialità gastronomiche del periodo con un relativo aumento dei consumi nonostante la crisi economica. La precaria congiuntura economica in Campania è ancora più accentuata dal problema “Terra dei Fuochi” che sta mettendo in ginocchio la sola realtà produttiva che resisteva in Terra di Lavoro: il comparto agro-alimentare. Proprio in questo settore inoltre, è iniziato, puntuale, il bombardamento mediatico di pubblicità di prodotti pasquali con provenienza rigorosamente settentrionale; di contro, specialità nostrane, come pastiera, casatiello, fellata e via dicendo, hanno commercio solo in Campania, proprio quando il rischio della “desertificazione industriale” diventa sempre più concreto nel Mezzogiorno con statistiche occupazionali desolanti. Fortunatamente la percentuale di persone che stanno acquisendo la consapevolezza che il rilancio del meridione deve ripartire da loro stessi è in rapido aumento, come le tante iniziative finalizzate alla promozione dei prodotti locali. Fra tutte si distingue una campagna di sensibilizzazione nata sui social networks che punta ad incrementare il consumo meridionale, promuovendo le eccellenze dei (tanti) prodotti del Sud, ed evidenziando, d’altro canto, le false promozioni di presunti prodotti meridionali, di pessima fattura, confezionati da aziende settentrionali. Lo scopo è il rilancio economico del meridione la cui economia è alimentata al 90% da prodotti del Nord, con risvolti nefasti, in termini di servizi sociali e produttivi, a causa del “federalismo fiscale”. Responsabilizzarsi e comprare meridionale, significa consumare prodotti freschi e genuini a km zero, garantendo una boccata d’ossigeno ai consumi locali per contrastare la povertà dilagante che ormai si è stagnata nel mezzogiorno con gravi conseguenze per le generazioni a venire. Se realmente i meridionali vogliono risalire la china la scelta è obbligata: acquistare quello che serve da chi lo produce, limitando, contestualmente, lo strapotere della grande distribuzione che sacrifica, per sua natura, la qualità del prodotto alla logica del profitto. Un ritorno alle origini 2.0, insomma, per riscoprire e valorizzare uno dei tesori universalmente riconosciuti al Sud insieme al suo incomparabile patrimonio artistico-culturale: l’ eccellenza enogastronomica.
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