Cโ€™era una volta, nel periodo post seconda guerra mondiale, quando ancora la povertร  si sentiva sulle tavole e i piatti erano sempre scarsi, l’attesa della domenica per concedersi il lusso di una pentola di ragรน. Durante la settimana si viveva di legumi: lenticchie, fagioli, fave, sostituti per definizione della carne.
Ma la domenica era un giorno di festa, e il ragรน non poteva mancare. Perรฒ non era come lo prepariamo oggi:in molte zone della Campania lo chiamavano ” ‘๐‘œ ๐‘ ๐‘ข๐‘”๐‘œ ๐‘“๐‘–๐‘›๐‘ก๐‘œ”, perchรฉ la carne era poca, e per renderlo piรน abbondante, le donne di casa aggiungevano le patate. La carne era una raritร  e allora si lavorava di fantasia: si prendevano due o tre pezzi dโ€™osso con il poco di polpa rimasta, giusto per insaporire il sugo. Le patate si tagliavano grandi, per rendere il sugo piรน denso e dare lโ€™illusione che ci fosse piรน sostanza da mangiare.
Chi aveva il maiale, allora, si riteneva fortunato, perchรฉ poteva aggiungere qualche scorzetta o un pezzetto di lardo, giusto per dare piรน sapore al sugo. E cosรฌ, con poco, si riusciva a portare in tavola un piatto che sapeva di festa, che riuniva tutta la famiglia attorno a un profumo che riempiva la casa, mescolandosi al calore delle chiacchiere e delle risate.