In Campania c’è una tradizione atavica legata alla figura della Befana, precedente alla celebrazione della festa religiosa dell’Epifania. Anticamente, infatti, si pensava che nella dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrasse la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura. Fra il 5 e il 6 gennaio, Madre Natura, esausta per lo sforzo profuso durante l’anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, elargendo doni, che rappresentavano i semi che sarebbero nati durante l’anno successivo, prima di essere bruciata per far sì che potesse rinascere dalle ceneri nella sembianze di una giovane Madre Natura. La notte del 5 gennaio, oltre che la morte della vecchia Madre Natura, sanciva anche la fine del tempus tremendum degli antichi, una credenza popolare che si basava sul ritorno ciclico dei morti fra la notte fra l’1 e il 2 novembre. Difatti, anticamente, in varie zone della Campania nella notte del 1 novembre, si sistemavano sul tavolo della cucina, per rifocillare il defunto dal viaggio, un bicchiere di vino, uno d’acqua, del pane ed un pezzo di baccalà e, a volte, il dolce chiamato “il pane dei morti”,la notte del 5 gennaio, invece, davanti ad ogni casa c’era una candela accesa, per dare ai morti una lampada, con la quale “Poter andare definitivamente dinanzi a Dio”.
In seguito, anche nella tradizione popolare campana la Befana ha sostituito la figura pagana di Madre Natura, sicché la tradizione legata al tempus tremendum è scomparsa progressivamente, eccezion fatta per alcune zone del Vallo di Diano, nel salernitano, dove ancora oggi è possibile trovare fuori delle abitazioni una lampada accesa per accompagnare il defunto nel suo viaggio.
Vincenzo RUSSO
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mio padre morì il giorno della befana del 1993.da allora tolgo tutti gli addobbi natalizi il 5
Io sono campana e precisamente abito nel Cilento….La tradizione vuole che la notte tra il 5 e il 6 le luci fuori ai balconi devono essere accese per dar luce ai morti che in quella notte, dalla mezzanotte fino alle prime luci dell’alba, camminano in processione,vestiti di bianco e con una fiaccola in mano alla ricerca della loro casa,dove entrano e cercano qualcosa da mangiare.Quella notte per loro è una notte di penitenza,una notte bruttissima e dicono in coro sottovoce…”Tutt e Pasque vanno e veneno…ma Pasquaepifania nu venesse mai”!E si narra ancora che chi ha visto queste processioni…man mano che si snodano e si allontanano,da dietro questi morti perdono le sembianze umane e i loro corpi senza consistenza presentano un grosso “buco” che va dalla testa in giù.
Grazie per il contributo,peraltro molto interessante. Il Cilento è una terra magica che non ha sacrificato le sue tradizioni al progresso e che non ha nulla da invidiare a zone d’Italia molto più reclamate
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