-
Articoli recenti
- Presso Palazzo San Carlo è stata inaugurata la sala “Gioacchino Murat”
- “Il Potere Creativo dei Numeri”. Il 9 Febbraio il seminario a San Prisco
- “L’Elogio della Zuppa”. Tutti i sabato di Febbraio presso l’Agriturismo le Fontanelle
- L’iniziativa: “Una Tessera per Santa Matrona”. Da un’idea di Francesco Farina
- “Alleanza cuochi e presidi Slow Food”. Sabato 24 Febbraio l’adesione dell’Agriturismo Le Fontanelle
Commenti recenti
Archivi
- ottobre 2022
- febbraio 2019
- gennaio 2019
- marzo 2018
- febbraio 2018
- ottobre 2017
- settembre 2017
- Maggio 2017
- marzo 2017
- febbraio 2017
- gennaio 2017
- dicembre 2016
- novembre 2016
- ottobre 2016
- settembre 2016
- agosto 2016
- luglio 2016
- giugno 2016
- aprile 2016
- marzo 2016
- febbraio 2016
- novembre 2015
- ottobre 2015
- settembre 2015
- luglio 2015
- giugno 2015
- Maggio 2015
- aprile 2015
- marzo 2015
- febbraio 2015
- gennaio 2015
- dicembre 2014
- novembre 2014
- ottobre 2014
- settembre 2014
- agosto 2014
- luglio 2014
- giugno 2014
- Maggio 2014
- aprile 2014
- marzo 2014
- febbraio 2014
- gennaio 2014
- dicembre 2013
- novembre 2013
- settembre 2013
- luglio 2013
- giugno 2013
- Maggio 2013
Categorie
Meta
Dal “Boss delle Cerimonie” alla “Grande Bellezza”: quando (conviene) il napoletano diventa italiano
La Grande Bellezza, capolavoro di Paolo Sorrentino, si è aggiudicato il Golden Globe per il miglior film straniero, il riconoscimento che fa da apripista alla nomination all’Oscar. Il premio è risultato del genio e della capacità di due “campani Doc”: Paolo Sorrentino e Toni Servillo, protagonista e regista del film; Sorrentino è nativo di Napoli, Servillo vive a Caserta ed è nativo di Afragola; la loro vittoria conferma la genuinità di una scuola (quella napoletana) che continua a sfornare talenti puri e ha fornito alla nazione il meglio della recitazione. Il riconoscimento è stato salutato come una vittoria tutta italiana come i principali media si sono affrettati ad evidenziare. A fare da contraltare all’italianità della Grande Bellezza c’è la napoletanità dell’emittente satellitare Real Time TV “Il Boss delle Cerimonie”, dove viene mostrata una (sotto)cultura napoletana sguaiata e cafona, presente nelle stesse proporzioni dappertutto, che mediaticamente fa sempre audience e (cosa che non guasta) irride la vera napoletanità frutto di una cultura millenaria conosciuta in tutto il mondo. “Ogni episodio è il ritratto oggettivo di una tradizione profondamente radicata nella cultura partenopea, fatta di riti e simboli. Rimarremo a bocca aperta davanti a tutte le fasi principali di una vera festa napoletana: la scelta dell’abito nuziale, la serenata, le decorazioni della casa dei genitori prima che la sposa vada via per sempre, tutta la festa che si protrarrà per l’intera giornata fino ai fuochi d’artificio finali” , c’è scritto sul sito del programma. Le tante protesta dei napoletani hanno prodotto una parvenza di scusa degli autori peraltro poco credibile, per l’ennesima volta lo stereotipo negativo del napoletano è stato sbattuto in prima pagina, è passato (ancora) il messaggio che i napoletani sono chiassosi e “tamarri”, difatti, a fronte delle proteste, c’è qualcuno che si è affrettato a sostenere che (vedi il Fatto Quotidiano al link http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/11/tv-il-boss-delle-cerimonie-oscene-da-un-matrimonio/839064/ ) “È andato in scena il trionfo di un certo trash partenopeo, tra cantanti neomelodici, vestiti da sposa eccessivi, serenate notturne e acconciature improbabili. Tutto molto efficace, in effetti, per descrivere una fetta di napoletanità che esiste e che diverte e fa rabbrividire al tempo stesso. Poco comprensibile, in effetti, è risultata l’ondata di indignazione che sui social network si è scatenata mentre andava in onda il programma. Molti meridionali, soprattutto napoletani, si sono affrettati a ricordare che “non tutti i napoletani sono così”. Bene, bravi, bis. Lo sappiamo, ovviamente, e nessuno aveva pensato il contrario. Ma è altrettanto innegabile che quel sottobosco neomelodico, leopardato e cafone esiste, ed è più vasto di quanto pensiamo”. Insomma sulla stregua di un riconoscimento internazionale Napoli diventa una città italiana, quando invece c’è da parlar male, Napoli è il solito irrisolvibile problema italiano… Un mistero tutto italiano.
Questa voce è stata pubblicata in MERIDIONALISMO, SUD e contrassegnata con meridionalismo, napoli, sud. Contrassegna il permalink.