Nasceva a Napoli 𝐋𝐮𝐢𝐠𝐢 𝐕𝐚𝐧𝐯𝐢𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢, al secolo Lodewijk van Wittel, figlio del pittore olandese Gaspar van Wittel, precursore del vedutismo. Destinato a diventare una delle figure più influenti dell’architettura italiana del Settecento, seppe fondere la maestosità del Barocco con l’eleganza razionale del Neoclassicismo, lasciando un segno profondo nel panorama artistico e urbanistico del suo tempo.
Vanvitelli fu molto più di un architetto: fu ingegnere, urbanista, progettista idraulico e visonario. Dopo aver lavorato alla Basilica di Loreto, al porto di Ancona e al restauro del colonnato di San Pietro a Roma, il suo nome divenne leggendario grazie a un’impresa grandiosa: la Reggia di Caserta, commissionata da Carlo di Borbone per competere con Versailles.
Un palazzo reale pensato come centro nevralgico del nuovo regno, simbolo di potere e bellezza. Anche se Vanvitelli morì nel 1773, prima di vederla completata, la sua impronta è in ogni pietra, giardino e prospettiva del complesso, che comprende anche l’imponente parco reale, con giochi d’acqua, fontane scenografiche e un acquedotto lungo oltre 38 km: il celebre Acquedotto Carolino, anch’esso opera sua.
Oggi, ricordiamo il suo genio e il suo lascito eterno: opere che non solo hanno resistito al tempo, ma che ancora raccontano la visione di un uomo capace di trasformare un sogno in architettura.
𝐋𝐮𝐢𝐠𝐢 𝐕𝐚𝐧𝐯𝐢𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢, 𝐢𝐥 𝐠𝐞𝐧𝐢𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐞𝐠𝐧𝐨’ 𝐥’𝐞𝐭𝐞𝐫𝐧𝐢𝐭𝐚’